lunedì 20 giugno 2011

RITORNI

Lunedì 21 giugno 2011


Se è vero (ed è vero) quello che abbiamo detto all'inizio di questa avventura, e cioè che i viaggi iniziano molto prima della partenza, allora è altrettanto vero che non si esauriscono con il (sempre provvisorio) ritorno.
Comunque, oggi siamo arrivati a casa. Le nostre valigie sono state aperte e svuotate, e cominciamo a renderci conto di quante cose abbiamo portato con noi.
Le prossime settimane ci serviranno per fare ordine tra i ricordi, e per continuare a viaggiare con loro e attraverso di loro.


Adesso, però, voglio prendermi la libertà di fare un uso personale di questo blog, che ho gestito in questi giorni ed ho contribuito a costruire assieme ai miei compagni di viaggio, per ringraziarli per il contributo che ognuno di loro ha dato alla riuscita di questa esperienza. 


Inizio dai ragazzi, che cito in rigoroso ordine alfabetico: Agnese, Andrea, Martina e Vanessa sono stati, fuor di ogni retorica e di ogni luogo comune sui "giovani d'oggi", veramente eccezionali. Sempre interessati e disponibili, pronti a farsi emozionare, ma anche a mettersi in gioco giorno dopo giorno in nome di un obiettivo che hanno condiviso con grande senso di responsabilità. Distesi e sorridenti, nonostante qualche passeggero mal di pancia (non metaforico...), non si sono mai sottratti all'impegno, consapevoli della differenza che c'è tra una vacanza ed un viaggio. Quindi innanzitutto è grazie a loro se i nostri amici mozambicani conserveranno un ricordo positivo di noi italiani. 


E poi un grazie va a Maria Teresa, il nostro folletto con la telecamera, miscela esplosiva di professionalità e follia, come si addice ad una vera documentarista. E' stata capace di essere completamente dentro al gruppo, per qualcuno collega, per qualcun altro sorella maggiore, ma anche di uscirne, se necessario, per osservarci dall'esterno, con occhio attento e discreto. Il suo lavoro è appena iniziato, ma le premesse sono ottime, e tutti i nostri migliori auspici l'accompagneranno nella difficile opera del montaggio.


Infine Samanta, energia pura, senza la quale questo viaggio semplicemente non sarebbe stato possibile. Chi, come lei, ha deciso che il viaggio è una dimensione costante della vita, sa perfettamente che è necessario creare le condizioni perché tutto funzioni, ma contemporaneamente non togliere al viaggio nulla della sua naturale indeterminatezza. Prevedere il più possibile, ma saper anche accogliere l'imprevisto e farne una risorsa, perché sai che ti porterà molto più lontano di dove avevi pensato di arrivare. E per queste sue doti, oltre che per la sua simpatia e per un'amicizia che mi auguro si consoliderà nel tempo, che le dico grazie di cuore. 


Concludo citando la poesia che il nostro amico studente-attore-poeta Venancio (in arte Guilherme Roda) ha scritto per salutarci prima della nostra partenza, e che io, da dilettante, ho tradotto in italiano: mi sembra una degna, quanto provvisoria, conclusione per questa prima parte del nostro "Viaggio a Maputo".  


Eternità

Che l'uomo non sia degno dell'eternità
può essere vero
Ma esistono cose nella vita tanto meravigliose
che non dovrebbero finire
L'amicizia vera
che attraversa le frontiere
L'amore che si esprime
non in lingue imprigionate in bocca
ma in gesti che parlano ogni idioma
gesti che guariscono ogni dolore
gesti belli come lo sbocciare di un fiore
Senza dubbio la nostra amicizia
infrangerà le leggi della vita
e a passi di unione
raggiungerà
l'eternità

sabato 18 giugno 2011

KANIMAMBO (ovvero, chiuso per festeggiamenti...)

Ci dispiace, chiediamo scusa a chi ci sta seguendo da dieci giorni con attenzione e con calore, ma proprio questi ultimi due giorni non ce la facciamo a racconterveli...
Un po' perché sono stati due giorni di grandi emozioni, e le emozioni non si raccontano facilmente, se non si è poeti.
Un po' perché i nostri amici mozambicani ci hanno organizzato una festa dietro l'altra, in un'orgia di cibi tradizionali, balli, canti, regali, abbracci, lacrime di commozione, e adesso abbiamo gli occhi lucidi, la pancia piena e la testa leggera, troppo leggera per metter giù qualcosa di sensato.
E poi, avremo pur diritto anche noi a due giorni di vacanza!?
Domani partiremo (vulcani permettendo), e lunedì saremo di nuovo in Italia; qualche giorno per riprenderci e (tentare di) metabolizzare questa esperienza, e proveremo a narrare, ognuno dal suo punto di vista, questi ultimi giorni.
Adesso, KANIMAMBO (grazie in lingua changana) a tutti, e andiamo a festeggiare i diciott'anni di Vanessa...

venerdì 17 giugno 2011

ORE 14, LEZIONE DI STORIA

La professoressa scrive sulla lavagna il titolo della lezione "Il Nazismo in Germania", ed inizia a spiegare. Riassume il tema della lezione precedente (Franklin Delano Roosevelt ed il New Deal), evidenzia le connessioni tra la crisi del '29 e la conflittualità sociale in Europa.
"Butta la palla" all'aula, ed i ragazzi rispondono, abbastanza ordinatamente, per alzata di mano... sembrerebbe una normale lezione di storia. Ed in effetti lo è.

Quello che, per me, non è "normale" è il contesto: io sono seduto su una "normale" seggiolina di ferro e legno, in fondo all'aula, mentre tutti gli altri sono seduti per terra, su teli, coperte, "capulanas" e piccoli cuscini.
"Tutti gli altri" sono una moltitudine, almeno rispetto ai miei standard: 60 alunni della decima classe della scuola secondaria superiore Noroeste 2 di Maputo (sono per la precisione 62 i nomi sul registro).
L'aula è un parallelepipedo di cemento, al secondo piano di un grande edificio scolastico immerso nel "barrio" Maxaquena.
Neanche un vetro alle finestre, ma l'aria frizzante dell'inverno mozambicano la sento solo io, seduto lassù, mentre loro sono a livello del suolo.
Nessun banco, nessuna sedia, nessuno strumento didattico ad eccezione di una lavagna di ardesia che un'alunna, all'inizio della lezione, ha scrupolosamente cancellato.
Ogni alunno (sono tutti "classe 1995") prende appunti sul proprio quaderno, appoggiandolo sulla schiena del compagno davanti. Sono tutti in divisa: pantaloni lunghi o gonna grigi, camicia azzurra e cravatta grigia.
La Professora Isaura Jordao veste un camice immacolato e, in piedi, governa con gli occhi una "turma" impegnativa e spesso vivace, ma comunque attenta per la maggior parte.

Utilizzando il mio "didattichese", potrei dire che la sua è una "lezione dialogata": chiede ai ragazzi di intervenire, a volte coinvolgendoli individualmente, a volte dando la parola a quelli che alzano la mano, chiedendo loro, almeno per oggi (in mio onore, credo) di alzarsi in piedi.
Riconosco anche qualche elemento della nostra "didattica per concetti": esemplifica infatti il nazismo con i concetti che lo caratterizzano, ponendoli alla lavagna e mettendoli in relazione tra di loro:

  • totalitarismo;
  • razzismo (per spiegarlo meglio l'insegnante attualizza: "come l'apartheid...");
  • nazionalismo (un ragazzo alza la mano: "la volontà di fare grande la propria nazione...", e non sembra considerarla una cosa così negativa);
  • culto del capo;
  • corporativismo (e qui la Professora Isaura promette che sarà più chiara nella prossima lezione che, annuncia, sarà dedicata al Fascimo italiano ed a Benito Mussolini, e mi guarda come per scusarsi di non aver potuto anticipare ad oggi l'argomento);
  • militarismo.
Sono passati 25 minuti, ed inizia la seconda parte della lezione: la Professora Isaura inizia a dettare il testo sul quale i ragazzi dovranno studiare per la prossima settimana, perché un'altra cosa che manca sono i libri, ed il manuale è il risultato dei "dettati" bisettimanali dell'insegnante.
Gli ultimi dieci minuti sono dedicati alle domande di chiarimento, che consentono ai più lenti di finire di scrivere copiando dai compagni, ed ai più interessati di chiarire i propri dubbi, alcuni dei quali davvero "epocali": "Professora, ma perché i nazi ce l'avevano tanto con 'os judeos'?"
La collega Isaura sorride, allarga le braccia, e rimanda ad un'altra lezione: "L'argomento è troppo complesso, e non c'è tempo per affrontarlo tutto oggi..."

Finisce la lezione, con un appello velocissimo fatto gridando il proprio numero. Mancano solo il 43 ed il 62...
Mi alzo, i ragazzi mi salutano uscendo, e prima di uscire consegnano, tutti, all'insegnante un questionario compilato sulla lezione precedente.
Io saluto tutti loro, e vado a ringraziare la collega che gentilmente mi ha ospitato.

Vorrei dirle tante cose, confessarle che mi trovo a disagio pensando che, mentre loro studiano in profondità l'Europa, noi europei non sappiamo, né insegniamo, quasi nulla dell'Africa; vorrei esprimerle l'ammirazione per il suo lavoro, in un contesto così difficile, vorrei ringraziarla per la lezione, che è stata tale soprattutto per me, che, con tutta la mia "competenza didattica e metodologica", qui ho solo da imparare...

Ma il mio pessimo portoghese non mi mi consente di andare oltre un "obrigado, cara collega"...

Paolo

giovedì 16 giugno 2011

MALANGATANA

Giovedì 16 giugno
Stamattina la sveglia suona presto e ancora un po’ addormentati ci prepariamo per visitare Matalana,  terra natale di Malangatana, un eroe della storia e della cultura del Mozambico, morto all'inizio del 2011.
Dopo una breve preghiera accanto alla sua tomba, comincia la visita a quella che sarà la fondazione a lui intitolata: la "Fundacao Malangatana" è stata voluta e finanziata dall’ artista, che però non è riuscito a vederne la realizzazione, e comprenderà un teatro all’ aperto, un’ aula di musica, una biblioteca, un’ospedale ed infine gli alloggi per i visitatori.
Prima di salutarci c’è tempo per una chiacchierata con la guida, nonc hè cugino del pittore, dalle cui parole abbiamo capito l’importanza di Malangatana per il popolo Mozambicano, in quanto ha rappresentato il Paese in tutto il mondo grazie alle mostre realizzate ovunque.
Inoltre, ci ha raccontato la storia del Mudedelene, un mostro immaginario della tradizione africana, reinterpretato dall’ artista e da lui scelto come simbolo della fondazione.
Venendo a conoscenza della nostra visita alla fondazione, nonostante gli anni ed una salute non del tutto perfetta, la moglie di Malangatana ha deciso di accoglierci nella sua casa per conoscerci, raccontarci un po’ di Lei e della sua vita. La visita è durata poco, ma ci ha toccati molto, soprattutto l’accoglienza, piena di sorrisi e di abbracci da parte di tutti. La Signora ha anche ricordato di essere stata a Bologna, nell'anno delle celebrazioni del nono centenario dell'università, per accompagnare il marito, ospite della nostra città in quell'occasione.
Nel pomeriggio abbiamo visitato la mostra fotografica di Ricardo Rangel, il più grande fotografo del Mozambico che ha cercato di combattere l’ analfabetismo attraverso il linguaggio fotografico.
Domani ci attende un’ altra giornata piena di emozioni alla “Praia do Bilene”,anche se ci fa strano andare in spiaggia in pieno inverno mozambicano!

mercoledì 15 giugno 2011

E' NATO "MANI-MAOS"

Mercoledì 15/06/11

Dopo un'altra serata passata all'insegna della buona musica e tanta compagnia, la sveglia suona presto, e ci catapulta immediatamente nello splendido mondo del batik. infatti, giunti alla ormai nostra scuola Noroeste 2 di Maputo, ci siamo recati nel laboratorio di pittura, dove noi e i ragazzi mozambicani abbiamo lavorato insieme alla crezione di una parola-chiave e di un simbolo che rappresentassero il progetto di gemellaggio, da riprodurre poi con la tecnica del batik su borse o magliette. ll risultato? non poteva essere migliore: due mani, una di colore e una bianca, che si uniscono formando un cuore, cioè l'unione e l'amore tra due popoli così lontani ma allo stesso tempo così vicini. Da qui quindi è nato appunto il nome del logo Mani-Maos (la parola “mani” nelle nostre due lingue) per completare il disegno di questo gemellaggio.
Verso il tardo pomeriggio, accompagnati dal riflesso della luna piena sul mare, ci siamo recati al mercato del pesce: un'esplosione di profumi, colori, pesce fresco, e il tutto contornato come sempre dai canti e dai balli della gente. Ovviamente non potevamo non assaggiare le prelibatezze di questo posto fantastico, quindi abbiamo comprato il pesce appena pescato dai uno dei tanti banchetti e ce lo siamo fatti cucinare nello stesso momento. cose dell'altro mondo nel vero senso della parola!

TRA NATURA E ARTE

martedì 14 giugno 2011

La giornata è iniziata con gli animali imbalsamati del Museo di Storia Naturale, messi in posa in grandi scenari illustrativi della terribile lotta per la sopravvivenza nella giungla.
Ma la vera sorpresa è stata trovare un'Università dove i giovani mozambicani studiano l'italiano per il piacere di conoscere una nuova lingua e una nuova cultura: eravamo partiti per chiedere loro di discoteche e divertimenti, e ci siamo ritrovati a discutere fitto fitto delle tradizioni religiose, dell'animismo e del loro culto degli antenati (o, come dicono loro “os antepasados”).
Poi abbiamo mangiato pesce in un bel ristorante coloniale accanto ad una meravigliosa spiaggia da cartolina, chiamata Costa del Sol, con l'oceano a fare da sfondo a palme e rocce bianche: una sogno da turisti, per noi un po' strano dopo la passeggiata di ieri a Maxaquena.

Le due tappe del pomeriggio sono state dedicate all'arte africana: prima al “Museo de Arte”, con le famose opere di Malangatana, un grande pittore mozambicano scomparso recentemente, qui considerato come uno dei “padri della patria”, tanto che i nostri amici dopodomani ci porteranno a visitarne la casa natale e la tomba.
Poi il “Nucleo de Arte”: una sorta di associazione, una comune di artisti che si esprimono in una forma d'arte innovativa, e che condividono spazi di arte e di vita.

martedì 14 giugno 2011

SUONA LA CAMPANELLA A NOROESTE2




Lunedì 13 giugno 2011


E' il nostro "primo giorno di scuola" (e pensare che credevamo di averla appena finita...), ma non è certamente un giorno qualunque. 
Per arrivare abbiamo attraversato in macchina il quartiere Maxaquena, che circonda la Scuola Noroeste 2, e l'impatto non poteva essere più forte: noi in macchina, osservati come dei marziani, e centinaia di bambini in strada, a giocare in mezzo alla polvere.
Secondo le migliori aspettative, poi, la scuola ci ha riservato un'accoglienza particolarmente calda, prima in sala professori, con i discorsi di rito del direttore e dei nostri accompagnatori, con scambi di doni e di bandiere, ma soprattutto dopo, con uno spettacolo teatrale realizzato proprio per noi dalla compagnia CJJ (Consejo dos Jovenes por Jovenes) composta dagli alunni più grandi della scuola.
Lo spettacolo, una storia tradizionale sul passaggio dalla poligamia alla fedeltà coniugale,  era basato sull'affermazione delle radici della cultura africana, di cui i ragazzi vanno molto orgogliosi.
Noi, al contrario, quando ci hanno chiesto di cantare una nostra canzone, o di recitare una nostra poesia, siamo riusciti a malapena a intonare qualche verso di "Azzurro", o qualche nota di "Bella Ciao".
Dopo lo spettacolo siamo stati letteralmente abbracciati da tutti, ed è stato emozionante vedere quanta curiosità c'era nei nostri confronti. A questo punto è stato possibile iniziare un vero confronto, ovviamente con qualche problema di comprensione. Ma la musica, i ritmi, i loro balli tradizionali, ci hanno permesso di comunicare anche senza parole.
Dopo avere visitato il laboratorio di batik, dove mercoledì andremo a lavorare con loro, abbiamo visto i disegni di Alex, uno dei ragazzi più esperti in questa tecnica di disegno, cercando di cominciare a scegliere qualcosa per il "logo" che dovremo realizzare.
Un'altra passeggiata per il quartiere, che non ci sono parole per descrivere e che ci ha ricordato che ci troviamo in una realtà con grandi contraddizioni, e di nuovo in macchina verso "casa".
Una giornata lunga ed intensa...

lunedì 13 giugno 2011

“OBRIGADO MAPUTO”

Domenica 12 giugno 2011.

La birra a Francoforte era buona, e fin qui non abbiamo fatto grandi scoperte...
In compenso il cappuccino all'aeroporto di Addis Abeba c'era, ma non abbiamo avuto il coraggio di provarlo, distrutti come eravamo dopo quasi otto ore di volo, con poche  dormite qua e là.

La brevità dello scalo in Etiopia (più la stanchezza del viaggio) non ci ha permesso di capire granché di dove eravamo: l'unica cosa che abbiamo percepito subito è stato l'incredibile mescolamento di nazionalità, etnie, visi,  tipi umani diversi, e noi ci sentivamo i più diversi di tutti.
Le nostre facce bianche, in mezzo a tutti quei colori, ci facevano sentire come lampadine accese. 

La prima parola che abbiamo imparato, una volta arrivati a Maputo, è stata “obrigado”, cioè “grazie”: l'avremo detta una centinaio di volte agli amici mozambicani che ci sono venuti a prendere all'aeroporto, con un'accoglienza che ci ha veramente commosso.

Il primo “flash” di Maputo dal finestrino dell'auto (una sorpresa: la guida a destra...) è stata l'esplosione di colori del murale di Malangatana che si trova proprio vicino all'aeroporto; poi ancora tanti altri colori, con il mare sullo sfondo, e tanta gente che vive per la strada come se fosse la propria casa, davanti ai negozi, ai bar, alle baracchine di frutta e di fiori.

E poi qualche “rassicurante” punto di riferimento che ci ha fatto pensare che tutto il mondo è paese (o villaggio globale): i “disco bar”, le pubblicità dei gestori telefonici, il faccione di Mourinho, l'onnipresente Coca cola.

Ancora non ci rendiamo conto di essere veramente arrivati: domani, dopo una buona dormita, cominceremo ad assaporare veramente questa esperienza...




sabato 11 giugno 2011

Poche ore alla partenza!

Per noi oggi la festa è doppia: finisce ufficialmente la scuola ed inizia il nostro viaggio. E speriamo che i nostri compagni trovino il tempo per seguirci su questo blog.
Del resto anche le agenzie di stampa hanno parlato di noi: dopo la conferenza stampa in Provincia di giovedì scorso (vedi le foto), ecco i primi "lanci":

(ANSA) - BOLOGNA , 9 GIU - Quattro studenti bolognesi a Maputo. Vivra' il suo culmine tra l'11 e il 20 giugno il progetto 'Gemellaggi scolastici: un viaggio oltre i confini dell'indifferenza', promosso da Provincia  di Bologna , Regione Emilia-Romagna e Interporto Spa. I ragazzi dell'Itc Rosa Luxemburg saranno ospiti di una scuola  della capitale del Mozambico. Con loro, un professore, una coordinatrice dell' associazione Yoda e una videomaker che, grazie al contributo del Comune di Bologna , realizzera' un video dell'esperienza.
Il progetto, nato nel 2006 su iniziativa del ministero degliEsteri e proseguito grazie al sostegno della Provincia  di Bologna , vedra' quattro ragazzi delle classi quarte impegnati nella scoperta dei percorsi turistici piu' interessanti di Maputo e nelle tecniche della pittura tradizionale 'batik'.
Tutto all'insegna del turismo responsabile e del commercio equo e solidale. Proprio con questa tecnica gli italiani ospiti e glistudenti mozambicani disegneranno il logo del gemellaggio. L'esperienza sara' raccontata in diretta sul blog "viaggioamaputo.blogspot.com".
La prima fase dello scambio si e' svolta ad ottobre, quando due studenti e due professori della scuola  Noroeste 2 sono stati ospiti a Bologna  visitando il liceo Copernico, il Polo artistico
e, appunto, il Rosa Luxemburg. ''I ragazzi - ha detto il professore che condividera' con loro questa esperienza, Paolo Bernardi - sono stati selezionati in base alla loro motivazione. Inizialmente la copertura economica garantiva solo tre posti. Poi abbiamo trovato una soluzione di viaggio piu' economica per farli partire tutti. Erano tanto motivati che le famiglie si
erano dette disponibili a dividersi la quota mancante. Sara' un bel volo: passando da Francoforte e Addis Abeba. Non e' male, considerando che per qualcuno sara' la prima volta in aereo''. (ANSA).

(DIRE) Bologna , 9 giu. - Favorire lo scambio umano e professionale e insegnare le basi di un turismo responsabile. Sono questi gli obiettivi del gemellaggio scolastico tra l'Istituto commerciale-turistico Rosa Luxemburg di Bologna  e le scuole di Maputo, in Mozambico. Il progetto, cofinanziato dalla Provincia  di Bologna , la Regione Emilia-Romagna e la societa'
Interporto, e realizzato con la collaborazione dell'Associazione Yoda, consentira' a una quarta superiore di trascorrere nove giorni (dall'11 al 20
giugno) insieme agli alunni mozambicani, per conoscere con i propri occhi la realta' di questo Paese. "Il progetto- spiega Samanta Musaro', coordinatrice del progetto per l'Associazione
Yoda- vede la collaborazione e lo scambio tra studenti, ma anche tra professori di Paesi lontani, nell'ottica di uno sviluppo pedagogico del dialogo e del confronto". Durante il viaggio i ragazzi parteciperanno a un laboratorio di pittura tradizionale Batik organizzato da una scuol di
Maputo, in cui gli studenti mozambicani e italiani coinvolti potranno scegliere e creare insieme un logo del progetto di scambio. Saranno inoltre individuati e studiati particolari itinerari turistici, da allegare poi a una mini-guida curata dagli stessi studenti per promuovere forme di turismo equo e solidale. L'iniziativa e' l'ultima tappa di un percorso iniziato a ottobre 2010, con l'accoglienza a Bologna  di un gruppo di giovani della scuola  Noroeste di Maputo.
Ed ora, emozionati ma felici, siamo pronti: tra qualche ora si parte...


giovedì 9 giugno 2011

Bologna - Frankfurt - Addis Abeba - Maputo: che viaggio!

Quando ci hanno detto che per arrivare a Maputo saremmo dovuti passare per Francoforte, qualcuno per un attimo ha temuto di essersi già completamente dimenticato quel poco di geografia studiata nel corso dell’anno…
Poi, ripreso in mano l’atlante, e verificato di non avere del tutto smarrito le proprie (scarse) competenze spaziali, ci siamo chiesti: ma che senso ha “salire” in Germania, per poi “scendere” in Mozambico, passando per l’Etiopia, cambiando tre aerei e transitando per due dei più grandi e trafficati aeroporti internazionali??
Misteri delle comunicazioni aeree, nelle quali spesso avviene il contrario di quello che succede in automobile: la strada più lunga (e più tortuosa…) è spesso la più economica.
Ed eccolo qui il nostro viaggio!
Percorreremo poco meno di 10.000 km in linea d’aria, anzi, per la precisione 9953.644, secondo Google Map Distance Calculator (http://www.daftlogic.com/projects-google-maps-distance-calculator.htm)
Partiremo da Bologna alle 19,10 con la Lufthansa per arrivare a Francoforte alle 20,40; un paio d’ore abbondanti per la cena, in uno degli aeroporti più grandi d’Europa, e poi di nuovo a bordo, alle 23,15, per il volo della Ethiopian Airlines che ci porterà ad Addis Abeba alle 7,25 del mattino successivo (speriamo di dormire, almeno un po’…). Un paio d’ore scarse di scalo per cambiare aereo (ci sarà il cappuccino all’aeroporto di Addis Abeba??), e, sempre con la Ethiopian, ripartiremo alle 9,15, per arrivare (finalmente) a Maputo alle 13,35.
18 ore e 25 minuti: che viaggio…!!  

lunedì 23 maggio 2011

MAPUTO COME ITACA

(…) Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti? (…)

In questa strofa della poesia “Itaca”, del grande lirico greco Kostantin Kavafis, c’è un po’ del senso del nostro viaggio

Il nostro compito (siamo quattro fortunati ragazzi dell'ITC "Rosa Luxemburg" di Bologna, più due accompagnatori più fortunati ancora…) è quello di compiere un viaggio in un paese lontano, un paese, il Mozambico, ed in particolare una città, Maputo, dove si trova una scuola con la quale il nostro istituto è gemellato.

Allora, ci siamo detti, come fare affinché il percorso di avvicinamento sia lungo e interessante, e ci faccia arrivare alla meta, come direbbe Kavafis, “ricchi di tesori accumulati per strada”?

Così abbiamo progettato, assieme ai nostri compagni delle classi  4^BL, 4^ CL (entrambe ad indirizzo turistico) e 4^ DL (ad indirizzo economico), un numero speciale del giornalino on-line della nostra scuola.
(vai allo "Speciale Mozambico" del giornalino Rosa Online)

La fonte prevalente sono stati vari siti internet, ma abbiamo consultato anche fonti cartacee, soprattutto quelle messe a disposizione dalla Biblioteca Amilcar Cabral, un istituto culturale bolognese specializzato in Africa, Asia ed America Latina, dove siamo stati guidati con gentilezza e competenza. 

Poi abbiamo incontrato Anna Maria Gentili, docente di Storia ed istituzioni dell’Africa all’Università di Bologna, che ci ha regalato ricordi e riflessioni tratti dai suoi quarant’anni e passa di “cittadinanza mozambicana”: la chiacchierata con lei è stata un vero e proprio “viaggio nel viaggio”.

E così, non senza fatica, ci siamo preparati alla partenza di noi sei “avventurosi”: sabato 11 giugno partiremo “davvero” per Maputo, con il compito di portare a casa altre ricchezze da condividere con gli altri.

E per farlo in tempo reale, ecco questo blog, sul quale cercheremo di postare quotidianamente, o quasi, le nostre impressioni, i nostri racconti, le nostre foto, chiedendo a tutti i nostri amici di condividere con noi questa avventura.